In un momento storico in cui la nostra vita sociale ed economica è stata stravolta, essere immigrati digitali è ormai soltanto un ricordo?
La risposta sembrerebbe scontata così come sembrerebbe lontana la diatriba tra immigrati digitali e nativi digitali. La pandemia – che anche in questa seconda ondata – ha inciso e condizionato la nostra libertà, ha costretto tutti a orientarsi verso un mondo parallelo, possibile solo grazie al digitale.
Nell’articolo precedente abbiamo esaminato il mondo dei millennials, ovvero dei nativi digitali; quelli che sono nati con la tecnologia a portata di mano; quelli che senza la tecnologia “quasi” non saprebbero vivere. Oggi, seppur tra mille difficoltà, abbiamo ridotto notevolmente il divario tra nativi digitali e immigrati digitali.
Vivere e convivere con le tecnologie
La pandemia, che sta profondamente segnando questo 2020, tra le tante evidenze ha accelerato i meccanismi di sviluppo della tecnologia e dell’ uso del digitale.
Se i nostri millennials, i nostri protagonisti digitali nati negli anni zero, usano la tecnologia con estrema naturalezza, gli immigrati digitali – ovvero sia i loro genitori – hanno dovuto imparare velocemente a muoversi in un mondo virtuale. E così, in modo più o meno semplice, i “migranti digitali”, i nati nel secolo scorso, sono transitati nel mondo dell’ online. Hanno imparato a vestirsi, ad ascoltare musica, a fare la spesa. Si sono visti costretti ad incontrarsi on line, nelle, ormai quotidiane, video conferenze (o conference call). Mentre per un nativo digitale la video chat è naturalmente acquisita, per una persona più grande incontrarsi senza il contatto fisico rimane sempre un evento nuovo.
La naturalezza degli acquisti on line
Il dato che fa davvero la differenza è quello degli acquisti online. L’ Italia è sempre stata il fanalino di coda – rispetto ad altri paesi europei e non solo – in fatto di acquisti via web (o smartphone). Abbiamo sempre preferito il negozio fisico, il vedere e toccare con mano quello che stavamo per acquistare. Poi, la chiusura di tutto ci ha portato a sperimentare – e concludere – gli acquisti online. Così, pur non essendo un nativo tecnologico, anche l’ italiano medio ha iniziato a cercare ed acquistare online.
Per un’ azienda questo ha rappresentato uno scossone. Eccezion fatta per i grandi brand, la maggior parte delle aziende italiane dedicava poco tempo e poche risorse alla sua visibilità on line.
Siti web spesso obsoleti tanto da rappresentare delle sbiadite vetrine; tentativi blandi di posizionare qualche prodotto o servizio online fatti senza troppa convinzione; azioni prive di ogni strategia di sviluppo; tentativi spot di avere un pò di visibilità nel mondo dei social o su google ma spesso solo per emulazione del proprio concorrente dello store fisico.
Immigrati digitali vs nativi digitali: cosa dovrebbero imparare?
Dovrebbero, innanzi tutto, non aver paura della tecnologia e del digitale. Dovrebbero capire che rappresenta un’ opportunità di crescita e sviluppo, imprenscindibile nell’ era attuale.
Un’ Azienda in buona salute è quella che investe in modo equilibrato tra mondo fisico e mondo virtuale. A tal proposito non vi è una regola prestabilita: ogni valutazione su quanto e come muoversi online è da farsi sempre in relazione ad ogni singola realtà; occorre considerare ciò che l’azienda vende o i servizi che offre.
Pur non essendo nati “con la tecnologia in mano”, oramai, più o meno consapevolmente, iniziamo ogni nostra ricerca, di prodotto o servizio che sia, partendo da google o dai social.
Ogni imprenditore dovrebbe accettare che, per emergere e battere la concorrenza è online che deve curare il suo posizionamento.
In questo, gli uomini e le donne di Digitalya sono al vostro fianco: per mettere a punto la miglior strategia per il vostro business online!